Il vero Mago Oz, ovvero lo scrittore israeliano Amos

Israele, 28 dicembre 2018

Jerusalem Dome of the rock. Photo by Berthold Werner – Own work, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6429995

Il mio incontro con Amos Oz

No, non c’è un errore nel titolo di questo post. L’uomo di cui voglio parlarvi si chiama proprio Oz, non vive ad Oz come il “meraviglioso” personaggio del primo dei 14 romanzi per bambini di Baum, il Mago di OZ appunto. Ne parlo oggi, nel giorno della sua morte, dopo che una serie di ricorrenze mi ha portato a imbattermi in lui. Prima tra le pagine finali di Giuro non avrò più fame, l’interessantissimo libro sulla Ricostruzione dell’Italia del Dopoguerra (“Ti piacerà, spiega perché ti ho sempre detto che il nostro regalo di Natale è stato per anni composto da qualche mandarino e un cavalluccio” ha detto mia madre mentre lo scartavo la notte di Natale – il “cavalluccio” è un dolce natalizio tipico del mio paese). Poi nella notizia della sua morte, apparsa oggi sul mio newsfeed di Facebook.

La notizia di Agi, intitolata “La lezione di pace che Amos Oz ci ha lasciato” era accompagnata da questo testo:

Lo scrittore faceva parte di quella cerchia di intellettuali israeliani, che pur amando il loro Paese, si erano sempre spesi in prima persona per contrastare le politiche del governo nei confronti dei palestinesi.

Amos Oz, il primo Mite Rivoluzionario

Amos Oz. Photo By Michiel Hendryckx – Own work, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10833437

Che cosa mi ha colpito in questi giorni dello scrittore israeliano Amos Oz, tanto da convincermi a iniziare il blog dei Miti Rivoluzionari? Lo scrivo partendo dalle parole dell’articolo di Agi.

Un intellettuale impegnato

“lascia un vuoto importante non solo nella letteratura, ma anche nell’impegno pacifista degli artisti”

E’ un esempio di come immagino il ruolo dell’intellettuale engagé, impegnato che non si limita a produrre opere nel suo campo ma con dedizione si preoccupa di fornire al popolo una chiave di lettura sui fatti presenti (“Credo nella letteratura come ponte tra i popoli”, dirà Oz). Anche se in un’intervista non si dichiara rivoluzionario, né vuol parlare del ruolo sociale dello scrittore, Oz riconosce allo scrittore il compito di raccontare (riprendendo un’immagine di Kant approfondita da Isaiah Berlin) tutte le imperfezioni di quel “legno storto” che è l’uomo, per incontrare l’altro a metà strada.

Contro lo status quo

artisti che come lui hanno apertamente criticato il loro Paese, Israele, pur rimanendo fedeli alle proprie radici”

E’ un esempio di come si può non essere d’accordo con le autorità (tra cui il padre, al punto da cambiare il cognome in Oz, “Forza”, in ebraico – alla nascita si chiamava Amos Klausner) e la politica della propria classe dirigente e decidere di restare in un contesto poco favorevole per contribuire al cambiamento. Un contesto che racconta nel suo romanzo più famoso, Una storia di amore e di tenebra dove, partendo dalla sua storia familiare, ci restituisce una descrizione epica di Gerusalemme, di Tel Aviv e della vita nei kibbutz (e che presto farà parte della mia libreria personale).

Si vince solo con la Pace

“un impegno contro la violenza e per una soluzione pacifica e negoziata del conflitto infinito”

E’ un esempio di chi ha capito che l’unica arma possibile per la pace è la non violenza, anche e soprattutto in situazioni dove la polvere da sparo ha da tempo sostituito l’inchiostro del confronto costruttivo. Oz è stato infatti anche il fondatore del movimento Peace Now, Pace Adesso. [N.d.A. Singolare che questo cammino dei Miti Rivoluzionari cominci proprio con un narratore del conflitto israelo-palestinese, considerando che il mio personale risveglio politico ha nei capitoli della sua Genesi proprio una simulazione di dialogo tra Palestina e Israele avvenuta nel 2005, in cui il mio ruolo era quello di segretario dell’ONU e che ho voluto recuperare più avanti con l’ormai introvabile libro di simulazioni “Costruire una pace” del Consensus Building Institute.]

Jerusalem Sunset, View from the Mount of Olives. Photo by Mujaddara [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)]

Immaginarsi nel prossimo

“Credo che la capacità di immaginare il prossimo sia un modo di immunizzarsi contro il fanatismo. La capacità di immaginare il vostro vicino non solo rende l’uomo più efficace e un amante migliore, ma lo rende anche una persona umana”

E’ un esempio di chi ha riconosciuto due delle strade più importanti verso la realizzazione di un mondo migliore.

La strada dell’immaginazione, che è anche la strada di chi ha occhi da bambino, di chi non si limita a guardare a quello che è e che è sempre stato, ma si libera e guarda oltre, a quello che può essere. La stessa immaginazione su cui voleva far leva chi scriveva sui muri “Sous les pavés, la plage” , ovvero “Sotto i ciottoli della strada, la spiaggia”. Con questo slogan, uno dei più famosi del ‘68 francese, si invitava la popolazione a rimuovere i ciottoli che compongono la pavimentazione delle strade (per tirarli poi contro la polizia nazionale nel fronteggiarsi delle barricate, ça va sans dire) alla ricerca e alla conquista di un futuro in cui si vive con la stessa felicità che si aveva, bambini, nel giocare sulla sabbia del mare.

E la strada di chi pensa al prossimo, in generale, ricordando che nessun uomo deve essere un’isola e, nello specifico, di chi ne coglie il punto di vista per capire le ragioni più profonde delle azioni altrui; di chi si è strappato il paraocchi dell’egoismo e si sforza di farsi ogni giorno “prossimo”, come insegna il samaritano della parabola evangelica. Non tanto perché in futuro potremmo essere noi ad aver bisogno di aiuto, quanto perché consapevoli che siamo tutti membra di uno stesso corpo, l’umanità, che porta tutte le membra a soffrire quando un membro soffre e gioire quando un membro è nella gioia.

L’uomo giusto…

Credo sia quindi il giusto personaggio e il giusto giorno per iniziare a scrivere dei Miti Rivoluzionari. E’ vero, ho imparato che scavando nel passato di chiunque ci si imbatte inevitabilmente in qualcosa con cui non essere d’accordo. Ad esempio Ansa riporta che Oz aveva ipotizzato la necessità di somministrare un esame ai cittadini prima di permettere loro di esercitare il proprio diritto di voto – ci avete pensato almeno una volta anche voi? avete anche pensato che un diritto non può essere condizionato o questa ipotesi continua a restare per voi valutabile? A volte ci si imbatte in qualcosa di altamente criticabile. Tuttavia, da quanto letto in questi giorni riconosco che Oz è il personaggio giusto perché c’è molto da imparare e imitare dalla sua storia; un vero “mago” dei nostri tempi, con poteri veri e una voce vera, non come il sedicente mago ventriloquo del paese di Oz.

…nel giorno giusto!

Il giusto giorno perché oggi 28 dicembre ricorre il ricordo dei Santi Innocenti morti per mano di Erode al tempo di Gesù Bambino. Un passo del Vangelo, questo, che ci riporta a tutti i piccoli innocenti vittime delle ingiustizie locali e globali, e che dovremmo sempre tenere a mente ogni volta che dobbiamo scegliere tra:

  • compiere un’azione di evidente violenza o che rischia di essere tale;
  • non fare nulla, lasciando che le ingiustizie si perpetuino e che chi ha bisogno di aiuto non ottenga la nostra solidarietà. Come nelle pagine di Moby Dick, capolavoro a mio avviso troppo poco studiato, quando Achab, affetto dalla sua monomania per la caccia alla balena bianca, si rifiuta di aiutare il capitano della baleniera Rachele che, citando il Vangelo, “piange i suoi figli perché non son più”;
  • oppure essere e agire da Mite Rivoluzionario.

Una scelta, quest’ultima, presa dai 33 eroi del nostro tempo, premiati dal Presidente Mattarella con l’onoreficenza al Merito della Repubblica Italiana. Qui puoi leggerne il mio racconto.

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